sabato 14 giugno 2014

Il cammino per cambiare la propria vita (2º. parte)

Nella prima parte abbiamo visto come per innescare il processo del cambiamento non sono sufficienti le buone intenzioni e nemmeno i validi ragionamenti. Abbiamo concluso dicendo che per cambiare qualcosa di noi e delle nostre vite occorre associare al processo una spinta emotiva duratura, ancorare il cambiamento alle emozioni.

Ma cosa sono le emozioni? Quali sono? Come riconoscerle? Le emozioni sono manifestazioni che appartengono alla sfera affettiva dell’uomo. Esse sono una risposta di breve durata del nostro corpo a stimoli interni ed esterni, che possono essere utili o pericolosi per la nostra sopravvivenza. Ad esempio l’emozione della paura davanti al pericolo ci prepara ad attaccare o a fuggire dal pericolo. 

Ogni emozione, a sua volta, è formata da piu’ componenti: 
  • una componente che chiameremo comportamentale (e’ la risposta visibile, per esempio la postura del corpo);
  • una componente fisiologica, (per esempio il batticuore, la sudorazione delle mani);
  • una componente soggettiva. La componente soggettiva la possiamo definire come il  sentimento associato all'emozione e, in quanto tale, è da considerarsi un elemento indispensabile e sottostante alle emozioni.


Le emozioni si possono manifestare in modo immediato, di fronte allo stimolo, oppure quando la mente richiama alla memoria le situazioni che in passato hanno generato lo stimolo che generò l’emozione originaria. 

Per sostenere il processo di cambiamento ed evitare le ricadute occorre che l’intero processo sia accompagnato da una spinta emotiva duratura. Facciamo un esempio: un pellegrino a piedi a Santiago intende smettere di fumare. Nella sua vita aveva tentato già molte volte volte di farlo, ma dopo qualche giorno ci ricadeva di nuovo e si accendeva una nuova sigaretta. Cosa occorre per smettere in modo duraturo? Di certo un buon ragionamento (il fumo fa male), una buona intenzione (da oggi smetto di fumare)… ma e’ realistico affermare che queste cose da sole evidentemente non bastano. Soprattutto occorre una spinta emotiva durevole che tutte le volte che il pellegrino vorrà riaccendersi una sigaretta lo faccia desistere. 
…Ma allora quali potrebbero essere queste spinte emotive? Magari una intensa e profonda paura di morire e lasciare i suoi cari, o forse un profondo disgusto per le sigarette o il fumo di sigaretta. L’emozione originaria potrà accadere in qualche circostanza favorevole, ma essa sara’ richiamata tutte le volte che sara’ necessaria per sostenere il cambiamento. Il cammino in questo contesto rappresenta una circostanza favorevole per vivere emozioni che comunemente non si vivono e non fanno parte dell'esperienza. Emozioni che poi si possono utilizzare per produrre cambiamenti durevoli nel tempo.

Se ci fermiamo per alcuni istanti e pensiamo alle esperienze vissute nella condizione di  pellegrini a piedi possiamo spesso fare riemergere alcune di queste emozioni. Per esempio:
  • Entusiasmo: penso per alcuni all'entusiasmo della partenza, magari per luoghi che gia’ conosciamo. L’emozione dell’entusiasmo ha in se’ il vivo interesse per qualcosa, una sorta di energia, di spinta dal di dentro  al cammino e all'azione. 
  • Gioia: per esempio la gioia del raggiungere la meta o un luogo di riparo sicuro. La gioia è spesso accompagnata da risate o sentimenti di felicità. La gioia spinge alle relazioni.
  • Paura: per esempio la paura di percorrere da soli un sentiero nel bosco quando cala l’oscurità. La paura si attiva quando uno stimolo minaccia lo stato di quiete e di sicurezza di un individuo. La conseguenza immediata è l’aumento del grado di stress e di ansia. Si provano sentimenti di apprensione, tensione, nervosismo. Di conseguenza, l’individuo diventa maggiormente vigile agli eventi che lo circondano. A livello fisico aumentano i battiti del cuore e sale la pressione. Chi prova l’emozione della paura è pronto a scappare, ad attaccare per difendersi o, in alternativa, si blocca.
  • Rabbia: per esempio quando il pellegrino viene ingannato approfittando della sua condizione indifesa e del suo stato di bisogno. S’intende per rabbia l’emozione che accompagna il riflesso di natura adattiva che si attiva in situazioni critiche quando la sopravvivenza è messa in pericolo. Quando un individuo prova rabbia egli sente una spinta innata alla lotta e al combattimento. Quando si prova rabbia le facoltà cognitive e razionali diminuiscono.
  • Disgusto: per esempio quando al pellegrino viene servito un pasto andato a male oppure quando il ricovero è particolarmente sporco. Normalmente si prova l’emozione del disgusto di fronte a sostanze che possono arrecare un danno all'organismo. 


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